On the train - a sketch in Italian

Today is the official beginning of the "Italy in Books" reading challenge 2011 and I want to celebrate it by sharing a short and intriguing piece written by an Italian friend, Lara. She composed this as part of an assignment for her creative writing group, Terremoti di Carta, and has kindly agreed to having it published on Book After Book.

I apologise to those of you who don't speak Italian. I want this blog to be as inclusive as possible but sometimes the choice is between sharing something that will be understood by a minority of people and not sharing it at all. In this case, the decision was easy; this is too good to be left out only because it's not available in English.

So, here it goes...

La mattina era uggiosa, cielo grigio e nuvole gonfie di pioggia. Attendevo che arrivasse il treno che mi avrebbe catapultato, come ogni giorno, nelle mie quotidiane incombenze. Eccolo, puntuale o quasi, al binario; salgo facendomi largo tra tanti altri pendolari ed entro nel vagone, già pieno di gente. Vedo, in fondo, un ultimo posto libero, mi avvicino a passi rapidi e rivolgo un cenno all’uomo seduto nel posto immediatamente accanto, come a dire: “È libero?”.

Non ricevo risposta. Mi accomodo in fretta mentre il treno riparte. Il mio vicino di posto guarda fuori dal finestrino, e fissa l’orizzonte di case e fabbriche, anche se ha l’aria distratta. Chissà a cosa pensa. Osservo il suo profilo, dai lineamenti grossolani, le palpebre pesanti, la fronte vicina al vetro del finestrino; non vedo i suoi occhi, ne scorgo appena il contorno liquido, sempre fissi su un punto lontano. Di tanto in tanto tamburella con le dita di una mano su un ginocchio: sono mani ruvide, sotto le unghie colgo un velo di sudiciume, dovuto alla distrazione di chi non ha tempo per sé e per i piccoli dettagli perché troppo impegnato a concentrarsi su altro.

Il treno a volte sobbalza, si ferma per far scendere dei passeggeri e caricarne altri, poi riparte. Il mio compagno di viaggio rimane impassibile; siamo seduti nell’ultimo posto dell’ultima carrozza del treno: alle nostre spalle si svolge il tramestio di pendolari che salgono, cercano ed occupano i posti a sedere, rumore concitato di voci, commenti, discussioni sommarie, che a lui non interessano minimamente. Il suo atteggiamento mi scoraggia dall’intavolare una discussione su argomenti comuni, come il tempo, le notizie del giornale che ho in mano e a cui ho appena dato una scorsa. Socchiudo gli occhi mentre il treno prosegue il viaggio.

Siamo giunti nella stazione di arrivo, il capolinea. Lui è ancora seduto accanto a me, adesso dovrà sicuramente scendere. Ho un po’ di fretta e mi alzo in piedi prima che il treno arresti la sua marcia. Gli rivolgo un rapido e formale cenno di saluto, che non riceve, come prevedevo, alcuna risposta. Sono in fila tra gli altri pendolari, in attesa di scendere dal treno. Con la coda dell’occhio vedo che lui si alza e si prepara per scendere, esita un attimo come se cercasse qualcosa. Poi si china appoggiandosi al bracciolo del sedile e prende qualcosa che era scivolato a terra. È un bastone. Il cieco tasta il pavimento intorno a sé con circospezione, lo sguardo ancora fisso verso un orizzonte indefinito, ed esitante si avvia verso l’uscita.

Comments

  1. E bellissima! Pensavo, ma parla finalmente, si arrabia, ...cosa fa?????? Ma il fine era bellissimo! Brava.

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  2. :) Mi piace tanto questo storia. Credo di averlo capito bene nonostante il mio italiano imperfetto - e ho ammirato la sorpresa alla fine.

    Brava! Grazie per averla condiviso.

    (Mi dispiace per i miei sbagli, qui...)

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  3. I have been studying the Italian language for a few years now and speak a very basic...childlike...Italian. This story was wonderful practice for me. I didn't anticipate the ending until just as he reached for his stick. Very nicely done! Thank for sharing.

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  4. I am glad you all enjoyed this story and I am sure that Lara will be flattered by your comments! Maybe I can convince her to share another one...

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